Un filosofo è un uomo che cambia il mondo con il suo modo di pensare.
Oggi, allora, se ne va un filosofo contemporaneo. Il capo di Stato della nazione del Calcio. Un campione che ha scritto regole nuove dello sport più bello del mondo, senza cambiare le “regole di Sheffield”.
Se oggi il calcio è un fenomeno mondiale, con miliardi di appassionati e milioni di lavoratori lo si deve [anche e soprattutto] ai suoi piedi e a chi ha saputo metterli nelle condizioni di disegnare parabole fino ad allora impensabili.
Se oggi il calciatore è un mestiere, con un indotto intorno, lo si deve a lui e anche alla sua moderata capacità di stare nelle regole.
Sull’uomo… non è affar nostro o della storia fare valutazioni.
6 volte 10. Perché uno come lui non poteva che vestire il numero più pesante da cucire sul retro di una maglia.
60 come i metri di corsa, solitaria, del “goal più bello del mondo”. Quella corsa, nei quarti di finale del Mondiale ’86, che lo ha consacrato Maradona per il mondo e in cui gli argentini hanno vinto la loro Guerra delle Falkland. Quel talento mai visto prima, che faceva perdonare al mondo ogni guasconeria. Persino gli inglesi gli perdonarono la mano de Dios.
Se ne va dal mondo un Campione. Un campione del Mondo. Come se i titoli servissero a qualcosa nella storia…
Nello stesso giorno in cui George Best aveva salutato le scene.
Da qui cominciano le leggende…
Fabio Poli, Presidente del Corso di Laurea triennale in Calcio dell’Università Telematica San Raffaele Roma
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Video Editing: Alessandro Barnaba