Con una importante cerimonia, sabato 24 novembresi è chiuso il segmento scientifico delle celebrazioni del Bimillenario della morte di Ovidio con cui grazie all’impegno dei professori Paolo Fedeli e Gianpiero Rosati, componenti del Comitato Scientifico, che hanno curato il Convegno e il tomo, sarà consegnato ai giovani e al futuro l’ inestimabile patrimonio immateriale del grande scrittore e poeta latino.

In questa grande opera di ricostruzione hanno rivestito un ruolo importante non solo il Presidente del nostro Ateneo Sergio Pasquantonio, che ha voluto essere al fianco dell’Amministrazione e ha coinvolto la Tosinvest Finanziaria e l’Università, come principali partner di questo progetto di grande valore a cura della Casa Editrice abruzzese “Ricerche&Redazioni” ma anche nostri docenti di chiara fama.

Le conclusioni sono state affidate, infatti, al professor Claudio Strinati, storico dell’arte, introdotto dalla professoressa Rosalinda Inglisa docente presso l’Università Telematica San Raffaele Roma.

Di tali interventi che per il fascino e i contenuti dell’illustrazione hanno tenuto inchiodato il pubblico si ritiene doveroso dare un breve abstract.

 

Prof. Claudio Strinati. “Il Narciso del Caravaggio è forse il dipinto-simbolo dell’influenza delle Metamorfosi di Ovidio nella pittura.

L’immagine di Narciso, infatti, è già di per sé metafora dell’artista che contemplando se stesso prova inconsapevolmente un sentimento di amore e attrazione verso la propria persona e il proprio essere. In questo consiste, in buona sostanza, il mestiere dell’artista in cui il narcisismo è una componente strutturale.

Nel suo Narciso, Caravaggio rappresenta il sentimento dell’innamoramento con un acume visivo e una estatica meraviglia di quello sguardo sognante e melanconico che sembrano veramente riassumere la quintessenza del dettato ovidiano. Il libro di Ovidio, infatti, è intitolato Metamorfosi perché la quintessenza dei miti consiste nel processo di trasformazione che il personaggio subisce immettendosi nella Natura e perdendo la propria figura umana. D’altronde questo rientra nell’occulto potere del concetto stesso della metamorfosi dove la mutazione implica inevitabilmente anche la perdita…”

 

Prof. Rosalinda Inglisa. “L’opera ovidiana, e Le Metamorfosi soprattutto, sono state fin dal loro inizio fonti predilette di ispirazione per diverse generazioni di artisti. Dalle sculture dell’antichità classica ai neo contemporanei di Joseph Kosuth; dagli affreschi pompeiani ai dipinti di Botticelli e Tiziano; e, ancora, dalla produzione ceramica greca, alla glittica, ai codici miniati medievali, è sempre stata occasione di numerosi spunti creativi.

Attraverso un variegato repertorio iconografico che si esplicita attraverso diverse interpretazioni del mito e dei suoi contenuti, è possibile identificare alcuni atteggiamenti esegetici e morali insiti nella produzione degli artisti, che si mostrano così specchio dell’epoca in cui vivono e che rappresentano.

Uno stesso tema ovidiano può essere rappresentato in modi diversi, e questo permette di esplicitare l’atteggiamento che gli artisti hanno avuto nel rapportarsi al testo: così possiamo osservare certe significative sfumature d’interpretazione che ognuno di essi, figlio del proprio tempo e della propria sensibilità, ha lasciato nella propria produzione artistico-figurativa….”