In un villaggio nel cuore dell'Algarve ci sono ancora cinque o sei abitanti tra i 70 e gli 80 anni, che, dall’età di dieci, intrecciano cestini a mano. Ogni canestro richiede almeno tre giorni di lavoro. Le talee di salice vengono raccolte d’inverno perché in estate sono troppo secche per essere lavorate, dopodiché lasciate a mollo in acqua per alcuni giorni così da ammorbidirsi. Quindi le fibre vengono piegate e attorcigliate nella loro forma finale. Il cesto più iconico di sempre. Quello da portare sempre e ovunque come Jane Birkin ha insegnato al mondo.
«Il Birkin Basket è uno dei nostri prodotti di nicchia» spiegano Claudia e Angelica Gianfrate del brand Sorelle Gianfrate noto proprio per la rivisitazione del cestino à la birkin, una sorta di revival vestimentario di stampo bohémien, personalizzabile. «E’ un articolo quasi sempre sold out, con nostra grande meraviglia le richieste sono continuate anche durante il black-out dovuto al Covid, segno che è dalla artigianalità che il settore moda può e deve ripartire. Quello su cui scommettiamo sin dall’inizio della nostra avventura imprenditoriale: la valorizzazione e la divulgazione dell’arte della manifattura artigianale che dà vita a pezzi unici e senza tempo come le altre nostre creazioni, tutte in edizione limitata, pezzi unici, dove il minimo difetto ne diventa carattere distintivo». Ma l’accessorio, che prende il nome dall’attrice e cantante che lo indossava in ogni dove, storica è una fotografia del 1974 che la ritrae sul red carpet del Festival del Cinema di Cannes fasciata in un abito tempestato di paillettes e il suo cestello al polso, è molto più che un intreccio di tendenza. Da essere protagonista insieme alle mitiche “coffe” siciliane delle sfilate degli ultimi anni di numerosi brand oggi è anche materia di studio all’Università Telematica San Raffaele.
«Nessuna donna rappresenta la classica moda francese come Jane Birkin, e nessun accessorio definisce il suo stile disinvolto più dell'iconico cestino di paglia» spiega a Libero Quotidiano Valeria Magistro, docente del laboratorio di progettazione moda al corso di laurea in Architettura e Design Industriale indirizzo Moda dell’ateneo romano e Direttore Artistico dell’accademia di moda virtuale “Styling Academy”, «i miei corsi e laboratori non possono prescindere dunque dallo studio e dall’analisi del “the birkin style”, il regale stile britannico che unito all’eleganza parigina ne ha creato uno esclusivo capace di regalare ai nostri armadi un’eleganza senza tempo. Quella dalla quale ricominciare a ripensare il settore moda come del resto ha dichiarato di recente Giorgio Armani “che deve superare il tempo, le mode e persino le pandemie”». La digressione nella storia del costume, è effettivamente d’obbligo, per comprendere il senso di quello che, per chi non ne conosce la storia, è solo un umile cestino di vimini. «Affettare e piegare, torcere e intrecciare le canne rigide è un lavoro impegnativo e per nulla semplice, un antico mestiere che sono rimasti in pochi a conoscere. Con il rischio concreto che presto nessuno sarà più in grado di fare. L’obiettivo delle mie lezioni che diventeranno, appena accademicamente possibile dei veri e propri seminari aperti è quello di insegnare agli studenti la vera cultura della bellezza e del lusso celato dietro le cose semplici. I cestini, per quanto di umili origini, sono dei tesori da valorizzare, studiare e portare ovunque». Riempendoli di sogni e segreti come faceva Jane. Tranquilli, hanno un coperchietto per custodirli. Naturellement.