Per il mondo dello sport non è stato un anno semplice, tra i Giochi Olimpici rimandati - non ci era riuscita neanche la guerra – gli Europei di calcio slittati e la Champion’s League a porte chiuse. E mentre i tifosi erano costretti fuori dagli stadi, il 2020 si portava via Diego Armando Maradona, Kobe Bryant e Paolo Rossi. Ma provando a guardare oltre la pandemia, dietro al blocco delle attività imposto dall’emergenza Covid si cela una nuova centralità del sistema sportivo secondo il prof. Fabio Poli, Presidente del corso di laurea in Calcio dell’Università Telematica San Raffaele Roma.
“Le limitazioni che hanno vietato lo sport di base e obbligato quello di vertice a riorganizzarsi, hanno sancito un ruolo nuovo sociale. Insostituibile nelle vite dei cittadini. Un ruolo essenziale, dal punto di vista culturale, sociale ed economico.” Infatti come evidenza il professore in un articolo a sua firma su La Gazzetta del Mezzogiorno, rifacendosi ai dati di Sport e Salute e SWG, durante il lockdown ben il 67% degli italiani è stato sportivamente attivo. Alla riapertura la percentuale è addirittura salita al 70%. Ben l’80% dei cittadini pens che la pratica sportiva abbia giocato un ruolo determinante per il mantenimento del proprio equilibrio mentale. Se ne deduce una grandissima opportunità per la presa di coscienza dell’importanza dello sport.
“Il 60% delle organizzazioni sportive ha dovuto ridefinire i confini della propria offerta. Il ripensamento del modello è andato, per forza di cose, verso l’erogazione di servizi on line. Un servizio gratuito (nel 90% dei casi), rivolto per il 60% a utenti “vecchi”. A farla da padrona i sistemi di videoconferenza (74%). Tutto questo processo ha dato spazio a nuove professionalità. Giovani, formati, volenterosamente disordinati ma creativi neoprofessionisti del settore dello sport che è stato costretto a ripensarsi per sopravvivere. Operatori molto lontani dal “sistema”, troppo indaffarato com’è stato a ricercare aiuti per garantirsi l’autosostentamento. Per chi ha saputo leggere il momento, forse, il cambiamento forzato dei modelli di consumo non si rivelerà un dramma. Nessuno ricorderà il 2020 come un annus mirabilis (le perdite derivanti dalla chiusura degli impianti non si possono colmare con l’offerta freemium, di servizi on line). Eppure, se analizzano a fondo i dati e i fenomeni, forse sarà ricordato come un’epocale opportunità per aggiornare quelle regole e quelle dinamiche che fanno sempre fatica a seguire il cambiamento dei tempi. Il 2020 ha fatto selezione. Molto duramente, purtroppo. Talento, professionalità e buone idee troveranno spazio certamente e a breve, in quel 76% di organizzazioni sportive che è già soddisfatto di come è andato questo periodo” conclude Poli.
L’intervento integrale su La Gazzetta del Mezzogiorno